
Lettera a “Duc in altum” / Se Pietro mette in ombra Gesù
Caro Valli,
per me è sempre un piacere leggere i suoi editoriali, e vedere che nel suo blog si trova spazio per ascoltare voci non sempre in accordo con la sua visione.
Circa la centralità della figura papale (tema affrontato in questa bella intervista), occorre osservare che purtroppo negli ultimi decenni abbiamo assistito a un progressivo prevalere del pontefice rispetto al messaggio di Cristo che il suo vicario dovrebbe portare al mondo.
Giovanni Paolo II ha trascorso ventisette anni di papato con una attenzione mediatica nei suoi riguardi spasmodica e a tratti anche esagerata, soprattutto nelle ultime fasi della sua vita, caratterizzate dalla sofferenza per la malattia. C’è stato, dopo di lui, l’intervallo di otto anni di Benedetto XVI, un uomo mite e di preghiera, insigne teologo, molto restio ai riflettori, periodo in cui però siamo tornati a riscoprire, seppur in modo effimero, la bellezza della Tradizione ecclesiastica e un messaggio che poneva sempre Cristo al centro.
La rinuncia di Ratzinger, ahinoi, ha creato il baratro dottrinale che ha portato alla elezione al soglio petrino di papa Francesco, un uomo che ha preferito porre la sua figura in primo piano rispetto a quella di Nostro Signore. Un papa che forse è stato amato da certa stampa molto più di Giovanni Paolo II, per i suoi continui riferimenti a tematiche totalmente estranee alla Chiesa, come la benedizione alle coppie omosessuali, l’ambientalismo, le politiche migratorie.
Forse proprio per questo motivo, molta gente è arrivata a credere che la figura del papa sia preponderante, ed è rimasta spiazzata quando il nuovo pontefice, il cui operato finora si pone “in medio” tra tradizione pre-bergogliana e innovazione di matrice “francescana”, ha esordito nella sua prima omelia con la frase “Bisogna che io scompaia, affinché rimanga Cristo”. Bella dichiarazione, che spero possa essere seguita dai fatti. Lasciamo lavorare con tranquillità Leone XIV, sperando che possa finire l’era dei papi esageratamente mediatici. La ringrazio di cuore.
Renato Maria Mazza