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Santi Innocenti / La strage di Betlemme e quella di oggi

Da un sacerdote amico di Duc in altum la sua omelia per la festa dei Santi Innocenti (28 dicembre).

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Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni Apostolo (14, 1-5)

In quei giorni, guardai e vidi l’Agnello ritto sopra il monte Sion e con lui centoquarantaquattromila persone che avevano scritto in fronte il nome di lui e quello del Padre suo. Udii venire dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono; il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino con i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro viventi e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva pronunciare se non quei centoquarantaquattromila, i riscattati dalla terra. Costoro son quelli che non si sono macchiati con donne; sono infatti vergini. Essi seguono l’Agnello dovunque vada: essi furono riscattati di fra gli uomini quali primizie per Dio e per l’Agnello, né fu trovata menzogna nella loro bocca; sono senza macchia davanti al trono di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (2, 13-18)

In quel tempo, un Angelo del Signore apparve a Giuseppe in sogno e gli disse: «Alzati, prendi il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto; resta là finché non t’avviserò. Erode sta infatti cercando il bambino per ucciderlo». Egli, alzatosi, prese il Bambino e sua Madre di notte e si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio Figlio». Allora Erode, vedendosi beffato dai Magi, s’irritò moltissimo e mandò ad uccidere tutti i fanciulli maschi che c’erano in Betlemme e in tutto il suo territorio, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi. Allora si adempì ciò che era stato detto per bocca del profeta Geremia: «Un grido si è udito in Rama, gran pianto e lamento: Rachele che piange i suoi figli e non vuol essere consolata, poiché non sono più».

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Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo!

«Essi seguono l’Agnello ovunque vada» (Ap 14, 4). La Chiesa di Dio celebra oggi la festa dei Santi Innocenti onorandoli come martiri. La Liturgia applica ai bambini di Betlemme massacrati da Erode un passo dell’Apocalisse che esalta l’innocenza. Possiamo domandarci come abbiano potuto quei piccoli, ancora incapaci di parlare, rendere al Signore la suprema testimonianza della fede. Essi lo fecero, benché inconsapevolmente e senza parole, in quanto furono assassinati per odio a Cristo da un tiranno accecato dalla paura di perdere il potere e dall’insensata illusione di poter impedire la realizzazione dei disegni di Dio; la loro morte costituisce perciò un’implicita professione della missione salvifica del divino Messia.

La strage di Betlemme fu ben più ridotta di quella che avviene da decenni, nel nostro e in tanti altri Paesi, dopo la legalizzazione dell’aborto. Circa la sorte degli esseri umani soppressi ancor prima di nascere, il cuore vorrebbe pensarli tutti in Paradiso; questo pio desiderio, tuttavia, non tiene conto del dogma del peccato originale, che rischiamo di negare indirettamente. «Qualora uno non sia rinato da acqua e spirito, non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3, 5): sono le parole con cui Gesù stesso dichiara l’assoluta necessità del Battesimo ai fini della salvezza eterna. Per coloro che, senza loro colpa, si trovano nell’impossibilità di ricevere il sacramento, la dottrina cattolica ammette l’efficacia del Battesimo di desiderio, almeno implicito, ma i bimbi abortiti non sono ancora in grado di concepire nemmeno quello e tantomeno di manifestarlo.

I piccoli betlemmiti poterono salvarsi in virtù della circoncisione, che fino all’avvento di Cristo, secondo san Tommaso d’Aquino, aveva per effetto la remissione del peccato originale, sebbene non conferisse ancora la grazia santificante. È evidente che, una volta istituito il Battesimo, quel rito abbia perso ogni efficacia, come pure le oblazioni dell’Antica Alleanza una volta compiutosi il Sacrificio redentore della Croce, del quale non erano altro che prefigurazioni. Con l’aborto, in ogni caso, non può esser compiuto alcun gesto che valga in qualche modo ad attirare la grazia; c’è solo il desiderio della Madre Chiesa, che come Rachele piange i figli che le sono stati tolti prima ancora che potesse prendersene cura per farli rinascere all’eternità (cf. Ger 31, 15; Mt 2, 18).

Il Creatore, però, non sarà certo battuto da una macchinazione del diavolo e dei suoi cultori, per quanto astuta; infatti da qualunque male permetta, per grave che sia, Egli è capace di trarre un bene maggiore. Proviamo allora ad applicare all’attualità l’affermazione di un sermone attribuito a sant’Agostino e letto nel Mattutino di questa festa: «Quanto l’iniquità sovrabbondò contro i beati pargoli, tanto brillò in loro la grazia della benedizione» (In Natali sanctorum Innocentium, 1: PL 39, 2152). Possiamo forse legittimamente sperare che, in virtù della Comunione dei Santi, la salvezza raggiunga, associandole alla Passione del Redentore, le vittime del crimine abominevole con cui si è loro impedito di vivere per odio – come appare in modo sempre più chiaro – non tanto per esse, quanto per il Datore della vita stessa.

Questa ipotesi non è una certezza di fede, né tantomeno sminuisce le gravissime responsabilità sia di coloro che praticano l’aborto sia di quanti lo approvano, i quali sono tutti scomunicati ed esposti alla dannazione eterna. Sui politici favorevoli grava una colpa ancor più schiacciante, considerato il ruolo che hanno e l’influenza che esercitano; perciò essi non devono assolutamente essere ammessi alla Santa Comunione per alcun motivo, dato che quell’atto costituisce un sacrilegio, sia per chi la riceve sia per chi la amministra. Su di loro è lecito e giusto invocare la maledizione divina, senza certo desiderare il male per sé stesso (cosa che sarebbe peccato mortale), bensì perché la rovina dei corpi consenta la conversione delle anime, così che scampino all’Inferno.

Non vogliamo però che questa festa passi senza un salutare monito anche per noi, che per grazia seguiamo la verità. La Colletta del giorno, dopo aver osservato che i Martiri Innocenti proclamarono la lode di Dio non parlando ma morendo, chiede al Signore di sopprimere in noi quei mali che sono i vizi, affinché anche la vita professi nei costumi la fede in lui, che la nostra lingua esprime. Come è vero che la testimonianza cristiana a parole deve essere sempre suffragata dalle azioni, ancor più tale esigenza risulta impellente per chi difende la vita umana, la cui salvaguardia è la condizione di base perché, nel Battesimo, sia donata la vita divina. Che il Redentore bambino, che ancora oggi si tenta invano di uccidere nei cuori, ci sproni a un incessante sforzo di santificazione personale per renderci, col patrocinio dei Santi Innocenti, gemme della Chiesa, testimoni credibili della vocazione soprannaturale di ogni uomo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Aldo Maria Valli:
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