
Monache di Vittorio Veneto / Il significato di una persecuzione
di Leone Serenissimo
Caro Aldo Maria,
nella mia vita credo di essere passato qualche migliaio di volte davanti al monastero cistercense di San Giacomo di Veglia, che si affaccia lungo la strada statale che conduce a Vittorio Veneto. Porto in me il rammarico di non aver conosciuto la badessa che fu in carica prima di madre Aline Pereira Ghammachi. Madre Maria Rosaria Saccol, che è deceduta nel 2021, era infatti una mistica. Persone che l’hanno conosciuta e frequentata mi hanno raccontato che aveva il dono di diversi carismi, come la profezia, la scrutazione dei cuori, la parola di sapienza, il discernimento degli spiriti. So che nei suoi cinquantuno anni di reggenza del monastero ha elargito aiuto, sostegno e conforto a una moltitudine di persone. Attraverso le informazioni che ho raccolto su di lei negli ultimi quattro anni ho capito che era una donna che si divideva totalmente tra il servizio a Dio e l’aiuto al prossimo. So anche per certo che nutriva una grandissima stima per la giovane suor Aline, la quale nel 2018 le era succeduta alla guida del monastero.
Ho la mia personale interpretazione di quanto accaduto al monastero [qui la vicenda]. Probabilmente la colpa che non è stata perdonata a madre Aline è stata quella di aver voluto mantenere viva la plurisecolare tradizione cistercense, nel rispetto rigoroso della massima ora et labora, ma con una visione aperta alle necessità e alle sfide peculiari del mondo di oggi. Passano gli anni, cambiano i luoghi, i protagonisti e le circostanze, ma i fatti si ripetono secondo un identico schema. Dove fiorisce il bene – quello vero, quello che viene da Dio e non l’evanescente filantropia umana, il diavolo diventa furioso e distrugge. “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando di divorare” (1Pt 5,8). Satana odia senza tregua Dio, i figli di Dio e tutto ciò che viene da Dio a beneficio dei suoi figli. Le cronache che in questi giorni riguardano il monastero di San Giacomo di Veglia mi fanno ricordare la vicenda dei frati e delle suore francescane dell’Immacolata, ordini religiosi riconosciuti e amati da papa Giovanni Paolo II e poi commissariati e distrutti da Bergoglio; in particolare, mi fanno ricordare la tempesta che si era abbattuta sul loro fondatore, padre Stefano Maria Manelli, il quale fu colpito con le peggiori calunnie e diffamazioni che si possano immaginare e contro il quale si assoldarono falsi testimoni. Proprio quell’uomo, che, quando era infante, i genitori erano soliti posare sulle ginocchia di Padre Pio da Pietrelcina, perché lo benedicesse, mentre lui si trastullava con la barba del frate santo! E mi fanno pure ricordare le enormi sofferenze morali patite da due sacerdoti, ora defunti, che conobbi e dai quali fui guidato: don Attilio Negrisolo e don Nello Castello. Due sacerdoti straordinari, che con il loro insegnamento, le loro opere e il loro esempio spandevano ovunque “il profumo di Cristo” (2Cor 2,15), ma dovettero pagare a caro prezzo l’amore incondizionato alla Chiesa e l’indissolubile amicizia con Padre Pio da Pietrelcina.
La vicenda del commissariamento del monastero cistercense di San Giacomo di Veglia si inserisce pertanto nel solco di una lunga serie di persecuzioni, molte volte consumatesi nel silenzio generale e nell’abbandono delle vittime, che si sono susseguite a partire dall’indizione del Concilio ecumenico Vaticano II (più precisamente, dal momento in cui si decise di negare il diritto di parola e di intervento nella storia a colei che è la Madre della Chiesa), e hanno avuto una particolare recrudescenza negli ultimi dodici anni. Le persecuzioni rientrano tra le “sorprese” che ci ha regalato e continua a regalarci la chiesa contemporanea (alias chiesa conciliare, chiesa sinodale, neo chiesa, chiesa bergogliana… svariati gli aggettivi che la definiscono, ma il nome è sempre e solo con la “c” minuscola), nella quale sacerdoti, vescovi e cardinali (e ora anche suore) fanno a gara a chi si riempie di più la bocca con le parole “misericordia”, “tenerezza”, “gentilezza”, “bontà”, “umanità”, ma che poi, alla prova dei fatti, si dimostra come la più spietata nemica della Sposa di Cristo e dei suoi figli fedeli.