Lettera a “Duc in altum” / Ancora sull’asse Genova-Rimini

Gentile Valli,

scrivo in risposta a una lettera [qui] a mio avviso delirante, di pubblica accusa circa la gestione della diocesi riminese di cui faccio parte da sempre e i cui vescovi ho conosciuto nel tempo.

Ricordo l’estrema affettuosità con cui Anselmi fu salutato alla sua partenza da Genova. Ho raccolto da fedeli genovesi racconti colmi di gratitudine. Ritengo che come ogni uomo di potere sicuramente sarà stato anche criticato, ma c’è la libertà di pensiero.

Il riferimento agli altri sacerdoti della scuola genovese che nelle rispettive diocesi stanno facendo meraviglie mi fa pensare che forse sarebbe necessario conoscere le realtà diocesane citate per sapere se davvero là tutto è perfetto. Penso che anche a Tortona e a Reggio Emilia qualcuno starà criticando i vescovi per qualcosa. Se avessimo conferma che non è così, potremmo proporre a chi lo desidera di trasferirsi in tali isole felici e poi farci sapere.

Riguardo ai precedenti vescovi citati, e da me tanto amati, ritengo non sia giusto parlarne visto che loro non possono replicare. Lasciamoli riposare nella pace e ricordiamo che nessuno può ritenersi perfetto.

Per quanto concerne la “precedente disastrosa gestione della diocesi” credo giusto sottolineare che le eredità raccolte hanno reso a volte arduo portare avanti il governo della diocesi. Dover mettere toppe è più difficile che cucire ex novo.

Ora altri temi: i misfatti perpetrati nel seminario da uno o l’altro rettore, i sacerdoti che hanno lasciato la tonaca, i seminaristi bloccati nel cammino. In riferimento a tutti questi argomenti credo sarebbe necessario conoscere la storia di ogni persona, e non per sentito dire o per simpatia o antipatia, ma ben sapendo che le scelte di vita sono complesse, fatte di passi spesso difficili e di sofferenza. Eviterei quindi giudizi. Nessuno di noi può sapere quanta sofferenza ci sia dietro un’uscita dal seminario.

Veniamo ora alle nomine. Magari Anselmi si è semplicemente preso il tempo per guardarsi attorno. Cambiare tutto, appena arrivato, sarebbe stata una scelta avventata visto che non conosceva i soggetti. Lasciamogli il diritto di scegliere come e quando muoversi e teniamo presente che, in un modo o nell’altro, sarebbe ugualmente criticato da qualcuno.

Comunità LGBT. Non so in che termini il delegato affronti la questione, quindi non mi permetto di commentare, ma certamente una chiesa che mostra attenzione verso tutti i fratelli parla di accoglienza. Circa la frase “ognuno è libero di cambiare sesso”, forse sarebbe bene conoscere il contesto senza limitarsi al sentito dire.

Aperitivi. Crediamo davvero che la convivialità sia così poco importante? Ho personalmente presenziato alla visita pastorale nella mia zona, un momento di comunione, approfondimento e confronto vissuto dopo un’eucarestia bella e partecipata, un incontro in cui il momento dell’aperitivo ha fatto da cornice favorendo la conoscenza, l’amicizia e la collaborazione. Certo, si può criticare tutto, ma a volte mettersi in ascolto con semplicità ci renderebbe meno livorosi e critici.

Una fedele della diocesi di Rimini

 

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