Meditazione / “Beati quelli che hanno visto e hanno creduto”

Abbiamo visto il Signore

Gv 20,19-31

di Eremita

Fratelli, il Signore è risorto. Veramente è risorto. E oggi ci troviamo davanti a un Vangelo che ci mostra che cosa ciò significhi per la nostra vita. Non è un’idea. Non è una favola. È qualcosa che irrompe dentro la nostra storia concreta, nella nostra carne, nei nostri peccati, nelle nostre paure, nella nostra incredulità.

Era la sera di quel giorno, il primo della settimana. I discepoli erano chiusi nel cenacolo. Le porte erano sprangate. Avevano paura. Avevano tradito. Erano fuggiti. Pietro aveva pianto amaramente. Eppure, proprio lì, proprio in quel luogo di morte e di tenebra, viene Gesù. Non aspetta che loro escano. Non aspetta che si convertano, che si purifichino, che preghino abbastanza. Viene. E sta in mezzo a loro. Dice: “Pace a voi”. Pace. Shalom. Non una parola vuota, non una formula. È la pace del Risorto. È la pace che viene dopo la croce. È la pace che dice: “Non temere. Ti amo. Anche se mi hai tradito, sono qui per te”.

E mostra loro le mani e il fianco. Perché? Perché non si tratta di un fantasma. Non è un’idea. Non è un’allucinazione collettiva. È Lui. È il Crocifisso risorto. Le mani forate dai chiodi, il fianco aperto dalla lancia. Quelle ferite che gridano: “Ti amo”. Quelle ferite che sono la prova che Dio ha dato la vita per te. Per me. Per ciascuno di noi. Quelle ferite sono il trono della misericordia. Sono il segno dell’amore eterno.

E i discepoli gioiscono. Perché vedono il Signore. Non perché capiscono tutto. Ma perché è Lui. È vivo. È presente. E questo basta. Ma Gesù non si ferma lì. Dice di nuovo: “Pace a voi”. E poi: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Questo è impressionante, fratelli. Noi, peccatori, codardi, infedeli… siamo inviati come Cristo. Per portare la sua stessa missione. Non con le nostre forze, ma con lo Spirito.

E infatti alita su di loro. Soffia. Come Dio al principio, nel Genesi, quando ha soffiato sull’uomo e gli ha dato la vita. Qui c’è la nuova creazione. È il nuovo inizio. L’uomo vecchio, morto per il peccato, è ricreato nel perdono. “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi”. Ecco la Chiesa. Non un’istituzione umana. È il luogo dove si riceve la misericordia. Dove si sperimenta che Dio non si scandalizza della tua miseria. Ma ti cerca. Ti viene incontro.

Poi c’è Tommaso. Uno di noi. Che non c’era. Che dice: “Se non vedo… se non tocco… io non credo”. Fratelli, quanti di noi vivono così. Siamo nella Chiesa, ma dentro non crediamo. Abbiamo bisogno di toccare. Di vedere. Siamo scandalizzati dalla sofferenza. Dalla morte. Dalla croce. Ma Gesù viene di nuovo. Otto giorni dopo. Viene per lui. Non lo rimprovera. Non lo rifiuta. Dice: “Metti qui il tuo dito. Guarda le mie mani. Metti la tua mano nel mio fianco. E non essere incredulo, ma credente”.

Tommaso tocca. E dice: “Mio Signore e mio Dio!” La più alta professione di fede del Vangelo. E viene da uno che dubitava. Questo è importante. La fede non nasce da uno sforzo morale. Ma da un incontro. Un incontro con le piaghe del Signore. È lì che puoi credere. Quando tocchi il suo amore per te. Quando entri nelle sue ferite. Quando capisci che quelle ferite sono per te. Per i tuoi peccati.

Gesù dice: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Questa è la nostra beatitudine. La beatitudine dei piccoli. Di quelli che accolgono la Parola, che camminano anche nel buio, che si fidano. Non perché capiscono tutto. Ma perché sanno che Dio li ama. E si lasciano amare. Anche nella loro povertà.

Fratelli, questo Vangelo ci dice che Cristo viene anche oggi, in mezzo a noi. Entra nella nostra vita chiusa. Anche se abbiamo paura, anche se abbiamo tradito. Viene e dice: “Pace a te”. Mostra le sue ferite. E ci manda. Ci dà lo Spirito. Perché possiamo perdonare. Perché possiamo annunciare. Perché possiamo essere testimoni della risurrezione.

Per questo siamo in cammino. Non per diventare bravi. Ma per vedere il Signore. Per toccare il suo amore. Per diventare, come Tommaso, uomini nuovi. Che possono dire: “Mio Signore e mio Dio”. In mezzo a un mondo che non crede. Che ha bisogno di vedere testimoni. Non maestri, ma testimoni. Uomini che portano nella carne le piaghe del Risorto. E che per questo possono portare la pace.

Che il Signore ci dia questa fede. Che ci dia il suo Spirito. E che possiamo camminare, come Chiesa, come comunità, verso questa Pasqua vera. Amen.

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Le precedenti meditazioni di Eremita

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Non è venuto a salvarsi, è venuto a salvarti

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Non restare fuori, entra! 

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Con Gesù, sul monte

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La pesca miracolosa riguarda proprio te

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Segui questi passi e vedrai le meraviglie di Dio

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Nel fuoco della prova

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La Sacra Famiglia, modello per tutte le famiglie del mondo

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L’esempio di Maria Immacolata

In questo tempo di Avvento Gesù bussa alla tua porta

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Per tornare a vedere

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Servi umili

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Apriti a Gesù. Lui solo può guarirti

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Volete andarvene anche voi?

Adorare il Santissimo Sacramento

Gesù sa che cosa è bene per noi

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L’Eucaristia, il solo, vero cibo per l’anima

Corri da Gesù. Lui ti aspetta

Amare Gesù. Fino a subire la persecuzione

La Verità è solo Gesù Cristo

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Paura? Mai. Gesù è con te

Il Regno di Dio e la chiamata a evangelizzare

L’unico peccato che non sarà perdonato

L’amore infinito della Santissima Trinità

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La potenza dell’amore di Gesù non conosce ostacoli 

Perché piangi? Gesù è risorto! Veramente risorto! 

Dare tutto a Gesù 

Questa Parola potente è proprio per te 

Per essere guariti da Gesù

Per essere davvero liberi

La samaritana

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